Inclusione, secondo incontro con il prof. Braibanti

Non c’è apprendimento al di fuori di uno scenario di relazione e di senso, l’apprendimento non è mai neutrale dal punto di vista delle emozioni, non è mai solo una questione di successo o insuccesso misurabile con qualche strumento cognitivo 

L’apprendimento avviene o è ostacolato in uno scenario carico di emozioni, che vanno dalle gioie intensissime ai dolori dirompenti. Non si apprende nulla se non si utilizza il dislocatore emotivo che sta nel nostro sistema nervoso centrale: il ricordo è sempre veicolato da una carica emozionale. 

 Affrontare il disagio, il disturbo, la disabilità, che sono anche  ferite narcisistiche dei genitori, significa certamente affrontare la sofferenza e la preoccupazione.

Non è facile accettare di perturbare un equilibrio raggiunto, o uscire dalle sicurezze acquisite per vedere quella sofferenza. Le paure in gioco, spesso nascoste, taciute e negate, spesso reciproche (di bambini e ragazzi, di genitori e insegnanti!!) si chiamano giudizio di sè, dei pari, degli altri, fallimento, incertezza, timore della novità, vergogna, esposizione personale, difficoltà, frustrazione, disconferma, insuccesso, senso di insufficienza, bocconi amari da ingoiare.

Sono emozioni che si sperimentano normalmente di fronte al processo di crescita e apprendimento, ma si moltiplicano esponenzialmente nelle condizioni di difficoltà e di disagio.

La paura si fa fuga, recriminazione, collusione e chiusura, o si trasforma in rabbia e collera che muove all’attacco se il bisogno profondo di sentirsi adeguati, stimati, capaci, non trova nell’altro aiuto, disponibilità, supporto, empatia o anche di più: com-passione e scambio di parola.

Si riesce a trovarne il senso e il modo dentro uno scambio positivo di riconoscimento, nel dialogo polifonico senza contrapposizioni dei ruoli, nell’assunzione di responsabilità condivise orientate alle nuove generazioni, nella costruzione di percorsi che disegnano prospettive di vita ora e nel futuro, nel farsi comunità che si incontra non solo sulle emergenze, nel provare a misurare il successo non solo sugli apprendimenti.

Il disagio è superato con successo in base a quanto gli adulti riescono a  dare ai bambini e ai ragazzi voce, autodeterminazione, autoorientamento, autonomia, autoregolazione, autoefficacia, autorealizzazione…ossia a non essere solo loro tutori che contengono, ma loro sostenitori nella capacità di scegliere con diversi gradi di libertà, tenendo conto dei propri punti di forza e di debolezza, il proprio progetto di vita.

Non esistono per questo ricette, nè tecniche risolutive, se non la scelta di partire, senza accontentarsi del punto in cui ciascuno è, uscendo dalle recriminazioni ma rompendo le abitudini, trovando momenti di parola e di alleanza, diventando una comunità che tende al cambiamento, attenta al clima relazionale che costruisce.

Grazie, prof. Braibanti, della sfida che ha consegnato stasera

Treviglio, 26 febbraio 2018

 

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